Di cosa si tratta?
La cisti pilonidale fu descritta scientificamente per la prima volta da Herbert Mayo nel 1833 si intende una formazione cistica contenente spesso peli (pili nidus). E’ conosciuto anche come cisti sacro-coccigea. Non va assolutamente confuso con le fistole anali. E’ rara in soggetti più giovani di 12 anni e più anziani di 40 anni. Inoltre, è rara tra le popolazioni Cinesi, Giapponesi ed, in genere, dell’Estremo Oriente Asiatico, probabilmente in virtù di un minore quantitativo di peli, mentre è comune tra le popolazioni Indiane, Pakistane, Bengalesi e Singalesi. E’ descritta anche in altre sedi del corpo come lo scroto, l’ombelico, etc. (https://www.siccr.org/informazioni-generali/sinus-pilonidalis/ ).
Come si sviluppa?
Secondo alcune teorie sembra che la malattia pilonidale sia determinata da un incistamento dei peli della piega interglutea, fenomeno che spiegherebbe perché spesso il sinus pilonidalis si riformi anche dopo essere stato completamente asportato chirurgicamente. Queste cisti, sottoposte a microtraumi continui, possono infiammarsi fino alla formazione di un ascesso. L’apertura spontanea dell’ascesso crea uno o più tragitti, detto fistole, verso la cute.
Quali sono i sintomi?
La malattia pilonidale può manifestarsi in 3 modi:
1) si apprezza una piccola tumefazione poco dolente del solco intergluteo che può accompagnarsi a uno o più orifizi cutanei contigui dai quali possono affiorare ciuffi di peli.
2) dolore da ascessualizzazione dovuta all’infezione della cisti con formazione di pus; arrossamento della cute sovrastante e vi può essere la secrezione di pus per l’apertura spontanea dell’ascesso.
3) fistola pilonidale: può residuare all’ascesso sia dopo l’apertura spontanea, sia dopo l’incisione chirugica. E’ un breve canale che mette in comunicazione la cavità cistica ascessualizzata con l’esterno attraverso uno o più orifizi situati nel solco intergluteo da cui fuoriesce continuamente o a intermittenza un liquido siero-purulento giallastro.
Come fare la diagnosi?
E’ sufficiente una visita chirurgica. Infatti, la presenza di uno o più orifizi nel solco intergluteo, a volte con fuoriuscita di ciuffi di peli, associati a secrezione, la palpazione di un’area di infiltrazione sottocutanea, sono segni inequivocabili di malattia pilonidale. A completamento per stabilire l’estensione della malattia è sufficiente l’esplorazione del tramite con un sottile specillo. Nei rari casi di cisti non complicata dalla fistolizzazione l’ecografia dei tessuti molli rileverà la malattia nel tessuto sottocutaneo.
Terapia
L’iniezione nella fistola di fenolo o di colla di fibrina è stata utilizzata in casi selezionati con malattia pilonidale cronica [Olmez A, Kayaalp C, Aydin C (2013) Treatment of pilonidal disease by combination of pit excision and phenol application. Tech Coloproctol 17:201–6. Inoltre: Elsey E, Lund JN (2013) Fibrin glue in the treatment for pilonidal sinus: high patient satisfaction and rapid return to normal activities. Tech Coloproctol 17:101–4].
La terapia chirurgica da i risultati migliori e, data l’elevata frequenza di recidiva, le tecniche proposte sono numerose.
- Tecniche minivasive sono interessanti perché nella maggior parte dei casi si effettuano in anestesia locale ed in regime ambulatoriale o di day hospital:
- Intervento di Lord-Millar (1965, implica l’uso di piccoli scovolini)
• Intervento di Bascom (1980, piccola incisione laterale ed incisioni mediali a “chicco di riso” mediante bisturi a lama piccola)
• Intervento di Gips (2008, lieve modifica della Bascom, implica l’utilizzo dei “punch” da biopsia invece del bisturi a lama piccola)
• Intervento di E.P.Si.T. (2014, Meinero)
• Intervento di Carotaggio con cistectomia e fistulectomia (combina i principi e la tecnica dell’intervento di Bascom con quelli di Gips)
Nell’immediato post-operatorio il paziente viene invitato a restare in posizione supina per 24-48 ore (specie in caso di interventi mini-invasivi), onde giacere sulla ferita e comprimerla, in modo da minimizzare il rischio di emorragie e/o ematomi post-operatori. (https://www.siccr.org/informazioni-generali/sinus-pilonidalis/)
Infine l’escissione chirurgica radicale del blocco cisti/fistola senza più giungere, come un tempo, alla fascia presacrale, con chiusura della ferita possibilmente per prima intenzione, ovvero chiusura per piani della ferita chirurgica, e tentando di lateralizzare la sutura cutanea, al fine di eliminare la causa responsabile della malattia, che secondo alcuni autori è la piega interglutea.
Il trattamento delle recidive: si utilizza una chirurgia plastica con lembi cutanei, romboidale o plastica a Z o V-Y (sec Limberg, Karidakis e altri), fino a plastiche più complesse come la copertura con muscolo grande gluteo.
Complicanze precoci post-operatorie
Complicanze immediate: -il sanguinamento del letto dell’exeresi controllabile chirurgicamente.
– Il dolore nell’immediato post operatorio controllabile con analgesici.
Complicanze tardive
– Recidiva della cisti che richiede reintervento.
– Infezione del sito chirurgico, controllabile con medicazioni ravvicinate.
– Cicatrice ipertrofica (cheloide) non prevedibile.
Alcuni lavori scientifici sembra abbiano dimostrato che la depilazione e/o epilazione LASER del solco intergluteo e delle zone limitrofe sia importante nel ridurre la possibilità di recidiva della malattia pilonidale.
C’è correlazione con il cancro?
In letteratura vi sono descrizioni di rarissime trasformazioni in cancro della malattia pilonidale.
Bibliografia
American Society of Colon & Rectal Surgeons (ASCRS) Guidelines (2013) [Steele SR, Perry BW, Mills S, Buie WD. “Practice parameters for the management of PD”. Dis Colon Rectum 2013; 56: 1021–7].
“Società Italiana di Chirurgia ColoRettale” (SICCR) Guidelines (2015) [Segre D, Pozzo M, Perinotti R, Roche B. “The treatment of PD: guidelines of the Italian Society of Colorectal Surgery”. Tech Coloproctol, 2015; 19: 607–13]